Vi ricordate dei 17 lavoratori/trici di Italia Lavoro licenziati con rescissione unilaterale del contratto in essere tramite raccomandata a casa e senza preavviso ormai più di un mese fa per aver osato tutelare i propri diritti sul posto di lavoro, nel pieno utilizzo delle norme vigenti (art. 32 della L. 183/2010, Collegato lavoro)?
Ebbene, dopo una faticosa battaglia sul piano politico e mediatico, sostenuta dalla Cgil (Fisac e Nidil), dal Comitato precari, dai Punti San Precario e dalla solidarietà di moltissimi lavoratori anche dentro Italia Lavoro, i 17, con il ‘buoncuore del Ministro’ ed un solerte sms dell’azienda, sono stati re-integrati.
La consideriamo una vittoria significativa, frutto di una mobilitazione collettiva, condivisa passo dopo passo, con la paziente volontà di ricomporre le frammentate soggettività rimaste con un colpo di spugna senza reddito, luogo di lavoro, colleghi-amici, identità professionale, e con la passione e la rabbia di chi pensa che la dignità non può essere ricomposta così con la stessa tempestività, tramite sms.
Farsa o tragedia? Ci siamo più volte chiesti…
O è solamente la stolta arroganza di chi è abituato a giocare con la vita delle persone, spersonalizzandole appunto, muovendole come pedine su uno scacchiere che però è fatto di relazioni asimmetriche, gerarchiche, diseguali, ingiuste, perché non vi è parità di accesso alle risorse, ovvero nell’esercizio dei diritti.
Vogliamo ricordare che molti di noi si sono tutelati nei confronti dell’azienda, con l’invio della lettera di gennaio entro i 60 giorni dall’uscita del Collegato lavoro, rivendicando semplicemente la non prescrizione dei diritti precedentemente maturati e l’illegittimità dell’utilizzo dei contratti di collaborazione. Si tratta di un diritto garantito dalla Costituzione, oltre che imposto come tagliola ai precari, dopo l’uscita del Collegato lavoro, per evitare una ‘sanatoria’ generalizzata degli illeciti dei datori di lavoro. E Italia Lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, che opera dalla sua nascita sulle politiche del lavoro e sull’inclusione professionale e sociale dei soggetti cosiddetti fragili, avrebbe potuto, utilizzando quelle stesse norme che si adopera ogni giorno a concretizzare sui territori, scegliere una strada differente da quella della ritorsione.
Così come avrebbe dovuto scegliere un’altra strada nelle modalità di re-integro.
Nel tavolo di trattative del 9 maggio, che ci ha visto protagonisti insieme alla Cgil Fisac e Nidil, si è parlato di ripristino incondizionato dei rapporti di lavoro interrotti.
Riscontriamo ancora una volta, invece, il mancato rispetto della comunicazione portata dall’azienda al tavolo. Italia Lavoro continua a perseguire un atteggiamento ritorsivo e discriminatorio chiedendo ai lavoratori re-integrati la firma di una lettera per accettazione che pone come prima condizione il riconoscimento della natura giuridica di un contratto rispetto al quale ci siamo riservati di far valere i nostri diritti. In sostanza, invece di ripristinare incondizionatamente i contratti si applicano formule che hanno come unico fine quello di giustificare le rescissioni unilaterali applicate un mese fa.
Inoltre continuiamo a riscontrare la totale incompetenza e leggerezza con cui si è agito in merito al “licenziamento” in tronco di 17 persone che ha causato disagi personali, familiari e pregiudicato l’andamento di molti progetti aziendali. L’unico effetto di questo licenziamento è stato mettere in difficoltà i lavoratori e creare un danno all’azienda causando gravi rallentamenti nella prosecuzione di progetti in cui, molti di noi, assumevano posizioni strategiche. L’incompetenza e l’inadeguatezza delle persone che hanno gestito questa vicenda è sotto gli occhi di tutti.
Il ruolo istituzionale di Italia Lavoro e la missione aziendale impongono di fare chiarezza su una vicenda che non può essere “licenziata” comunicando ai lavoratori tramite sms che saranno re-integrati e dettando ancora una volta condizioni inaccettabili.
I lavoratori rientrano perché era illegittimo il licenziamento. E la ripresa dell’attività lavorativa in quanto diritto non deve essere subordinata a nessuna formula che ponga condizioni.
Non è accettabile che dopo errori così macroscopici il Vertice dell’azienda non intervenga per sollevare dall’incarico chiunque si sia reso responsabile di questa azione, mortificando la dignità delle persone, le loro vite, le loro professionalità, oltre che gli obiettivi delle diverse linee progettuali e, non ultimo, i loro beneficiari finali.
Come Comitato abbiamo colto con piacere l’interesse vero, dimostrato dai dipendenti e dai precari di Italia Lavoro che hanno partecipato all’assemblea convocata dalla Cgil Fisac e Cgil Nidil l’11 maggio, per il nostro destino e per le sorti dell’Agenzia.
E vogliamo guardare al futuro, un futuro non lontano per la ripresa della mobilitazione, consapevoli che l’articolazione delle vertenze che riguardano noi, i precari che scadranno a fine anno e i dipendenti alle prese con il contratto collettivo, impongono una gradualità ed un salto di qualità nella piattaforma rivendicativa.
Pensiamo che urgente sia porre all’azienda:
· la possibilità di rientro al lavoro anche di chi non è stato rinnovato perché ha tutelato i propri diritti sul posto di lavoro ed è stato oggetto di logiche ritorsive (non ammissione alle vacancies pubbliche, …),
· un piano di stabilizzazioni concordato con i lavoratori, nel rispetto delle restrizioni previste dalla normativa vigente, basato su regole, criteri ed indicatori certi e trasparenti.
Così come pensiamo che sia importante continuare a denunciare, ognuno con gli strumenti che gli sono propri e le modalità che ritiene più opportune, ogni forma di discriminazione che non preveda uguali diritti per tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Italia Lavoro è un’agenzia tecnica che opera, per conto del Ministero del lavoro, esclusivamente con soldi pubblici, sul ricollocamento e l’inclusione di soggetti ‘deboli’ nel mercato del lavoro; non può permettersi di diventare un agente di precarizzazione della vita dei suoi lavoratori e delle loro professionalità.
Il Comitato dei lavoratori e delle lavoratrici ‘licenziati’
www.italiasenzalavoro.blogspot.com
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