lunedì 30 maggio 2011

Così lo Stato preca il patrimonio dei boss

Nel 2007 il Ministro del lavoro Damiano affidava a Italia Lavoro un progetto per salvaguardare l'occupazione delle aziende confiscate alla mafia.
Aziende che offrono lavoro a diverse centinaia di persone.
Il Progetto è stato chiuso anticipatamente, senza una reale motivazione, nonostante i risultati ottenuti in questi anni.
Ora sono a rischio di disoccupazione i numerosi dipendenti delle ex aziende della mafia, mentre hanno già perso il lavoro i dipendenti e i collaboratori incaricati sul progetto.

Articolo apparso su L'Espresso
Articolo apparso su L'Unità il 31 maggio 2011
Editoriale dell'ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano

venerdì 20 maggio 2011

Le azioni CONCILIATIVE del Formez

Le aziende parastatali hanno utilizzato per anni contratti così detti atipici per assumere personale giovane, motivato, formato. Contrattualizzare un precario per un'azenda di questo genere significa risparmiare sui costi (si abbattono quasi totalmente le spese previdenziali), snellire le trafile burocratiche legate alle assunzioni, poter scegliere attraverso colloqui diretti persone giovani e motivate senza dover aspettare gli esiti dei concorsi pubblici.

Ulteriore convenienza per queste aziende è stata la possibilità di tenere continuamente sotto ricatto le risorse con contratto a progetto prospettando la possibilità di assunzione a chi si sarebbe distinto per merito.

Il collegato al lavoro e il blocco delle assunzioni nelle aziende pubbliche e semipubbliche a seguito della finanziaria 2010, ha risvegliato gli animi di tutti i precari di queste aziende. Improvvisamente la grande opportunità di veder riconosciuti i tanti anni di lavoro da parte dell'azienda si congelava per tre anni, contemporaneamente si annullava la possibilità di ricorrere al giudice per poter impugnare i contratti ricevuti negli anni pregressi.

Questo preambolo per spiegare perchè oggi siamo qui a protestare a evidenziare al pubblico le nostre istanze e perchè siamo vicini ai colleghi di tante aziende gemelle come: Formez, Sviluppo Lazio e Isfol.

Da http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/2270

Il FormezPA è un ente in house del Dipartimento della Funzione Pubblica nato negli anni ’60 per assistere le PA del mezzogiorno e tornato recentemente alla ribalta grazie ad alcune iniziative sponsorizzate dal Ministro Renato Brunetta sulla promozione della trasparenza e dell’efficienza nella pubblica amministrazione (ultima in ordine di tempo è la rete “Linea Amica” che connette gli URP ed i Contact Center delle PA italiane).
Il FormezPA, come tutte le PA e gli enti parastatali del bel paese, si avvale da tempo massicciamente per le sue attività istituzionali di lavoratori precari e atipici (soprattutto di Dipendenti a tempo determinato e collaboratori a progetto – CTD e COCOPRO).
Nelle ultime settimane i lavoratori atipici che si sono trovati a rinnovare i loro contratti di lavoro hanno fatto una brutta scoperta.  Il FormezPA  ha infatti introdotto una nuova prassi che subordina la firma del contratto alla sottoscrizione preliminare di un cosiddetto “verbale di conciliazione sindacale”. Con tale verbale si chiede al lavoratore, sia esso collaboratore o CTD, di accettare transattivamente il nuovo incarico rinunciando a qualsiasi diritto o pretesa relativi ai precedenti rapporti di lavoro con l’Istituto: in questo modo, in cambio di un incarico – che nella maggior parte dei casi non ha durata superiore a sei mesi – viene chiesto di rinunciare a diritti maturati in anni di lavoro!
Ma la cosa più grave è che, nonostante il palese carattere vessatorio del verbale nei confronti dei lavoratori, i delegati sindacali di UIL-PA, CISL -FP e UGL-Intesa hanno deciso di sottoscriverlo, avallando di fatto il ricatto a cui sono sottoposti i lavoratori. L’unica sigla che al momento (ancora) si astiene dal sottoscrivere i verbali di conciliazione sindacale è la FP-CGIL.
A causa del clima di sospetto creato dal “collegato lavoro”, varato dal Governo assieme alla finanziaria, le relazioni all’interno dei luoghi di lavoro stanno velocemente degenerando. Nei confronti di FormezPA, ad es., negli ultimi mesi sono state avviate decine di cause di lavoro da parte di lavoratori atipici “scaduti” che dopo anni di servizio non sono stati più rinnovati. Ora l’Istituto introduce, senza incontrare alcuna opposizione da parte dei principali sindacati, il ricatto del verbale di conciliazione. Domani chissà. I precari, o lavori atipici che dir si voglia, continuano a pagare il prezzo della crisi con la cancellazione dei diritti maturati nel corso degli anni…

giovedì 19 maggio 2011

Italia Lavoro lascia l'antimafia

Singolare iniziativa dell'agenzia tecnica del Ministero del Lavoro che chiude un progetto nato con l'obiettivo di aiutare le imprese confiscate o sequestrate alla mafia. Aziende che hanno oltre 600 lavoratori rimaste ora senza assistenza.

Articolo del Solo 24 ore

martedì 17 maggio 2011

‘LICENZIATI’ CON RACCOMANDATA, RE-INTEGRATI CON SMS: ECCO I NUOVI STRUMENTI DELLE POLITICHE PER IL LAVORO

Vi ricordate dei 17 lavoratori/trici di Italia Lavoro licenziati con rescissione unilaterale del contratto in essere tramite raccomandata a casa e senza preavviso ormai più di un mese fa per aver osato tutelare i propri diritti sul posto di lavoro, nel pieno utilizzo delle norme vigenti (art. 32 della L. 183/2010, Collegato lavoro)?
Ebbene, dopo una faticosa battaglia sul piano politico e mediatico, sostenuta dalla Cgil (Fisac e Nidil), dal Comitato precari, dai Punti San Precario e dalla solidarietà di moltissimi lavoratori anche dentro Italia Lavoro, i 17, con il ‘buoncuore del Ministro’ ed un solerte sms dell’azienda, sono stati re-integrati.
La consideriamo una vittoria significativa, frutto di una mobilitazione collettiva, condivisa passo dopo passo, con la paziente volontà di ricomporre le frammentate soggettività rimaste con un colpo di spugna senza reddito, luogo di lavoro, colleghi-amici, identità professionale, e con la passione e la rabbia di chi pensa che la dignità non può essere ricomposta così con la stessa tempestività, tramite sms.
Farsa o tragedia? Ci siamo più volte chiesti…
O è solamente la stolta arroganza di chi è abituato a giocare con la vita delle persone, spersonalizzandole appunto, muovendole come pedine su uno scacchiere che però è fatto di relazioni asimmetriche, gerarchiche, diseguali, ingiuste, perché non vi è parità di accesso alle risorse, ovvero nell’esercizio dei diritti.
Vogliamo ricordare che molti di noi si sono tutelati nei confronti dell’azienda, con l’invio della lettera di gennaio entro i 60 giorni dall’uscita del Collegato lavoro, rivendicando semplicemente la non prescrizione dei diritti precedentemente maturati e l’illegittimità dell’utilizzo dei contratti di collaborazione. Si tratta di un diritto garantito dalla Costituzione, oltre che imposto come tagliola ai precari, dopo l’uscita del Collegato lavoro, per evitare una ‘sanatoria’ generalizzata degli illeciti dei datori di lavoro. E Italia Lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, che opera dalla sua nascita sulle politiche del lavoro e sull’inclusione professionale e sociale dei soggetti cosiddetti fragili, avrebbe potuto, utilizzando quelle stesse norme che si adopera ogni giorno a concretizzare sui territori, scegliere una strada differente da quella della ritorsione.
Così come avrebbe dovuto scegliere un’altra strada nelle modalità di re-integro.
Nel tavolo di trattative del 9 maggio, che ci ha visto protagonisti insieme alla Cgil Fisac e Nidil, si è parlato di ripristino incondizionato dei rapporti di lavoro interrotti.
Riscontriamo ancora una volta, invece, il mancato rispetto della comunicazione portata dall’azienda al tavolo. Italia Lavoro continua a perseguire un atteggiamento ritorsivo e discriminatorio chiedendo ai lavoratori re-integrati la firma di una lettera per accettazione che pone come prima condizione il riconoscimento della natura giuridica di un contratto rispetto al quale ci siamo riservati di far valere i nostri diritti. In sostanza, invece di ripristinare incondizionatamente i contratti si applicano formule che hanno come unico fine quello di giustificare le rescissioni unilaterali applicate un mese fa.      
Inoltre continuiamo a riscontrare la totale incompetenza e leggerezza con cui si è agito in merito al “licenziamento” in tronco di 17 persone che ha causato disagi personali, familiari e pregiudicato l’andamento di molti progetti aziendali. L’unico effetto di questo licenziamento è stato mettere in difficoltà i lavoratori e creare un danno all’azienda causando gravi rallentamenti nella prosecuzione di progetti in cui, molti di noi, assumevano posizioni strategiche. L’incompetenza e l’inadeguatezza delle persone che hanno gestito questa vicenda è sotto gli occhi di tutti.
Il ruolo istituzionale di Italia Lavoro e la missione aziendale impongono di fare chiarezza su una vicenda che non può essere “licenziata” comunicando ai lavoratori tramite sms che saranno re-integrati e dettando ancora una volta condizioni inaccettabili.
I lavoratori rientrano perché era illegittimo il licenziamento. E la ripresa dell’attività lavorativa in quanto diritto non deve essere subordinata a nessuna formula che ponga condizioni.
Non è accettabile che dopo errori così macroscopici il Vertice dell’azienda non intervenga per sollevare dall’incarico chiunque si sia reso responsabile di questa azione, mortificando la dignità delle persone, le loro vite, le loro professionalità, oltre che gli obiettivi delle diverse linee progettuali e, non ultimo, i loro beneficiari finali.
Come Comitato abbiamo colto con piacere l’interesse vero, dimostrato dai dipendenti e dai precari di Italia Lavoro che hanno partecipato all’assemblea convocata dalla Cgil Fisac e Cgil Nidil l’11 maggio, per il nostro destino e per le sorti dell’Agenzia.
E vogliamo guardare al futuro, un futuro non lontano per la ripresa della mobilitazione, consapevoli che l’articolazione delle vertenze che riguardano noi, i precari che scadranno a fine anno e i dipendenti alle prese con il contratto collettivo, impongono una gradualità ed un salto di qualità nella piattaforma rivendicativa.

Pensiamo che urgente sia porre all’azienda:
·         la possibilità di rientro al lavoro anche di chi non è stato rinnovato perché ha tutelato i propri diritti sul posto di lavoro ed è stato oggetto di logiche ritorsive (non ammissione alle vacancies pubbliche, …),
·         un piano di stabilizzazioni concordato con i lavoratori, nel rispetto delle restrizioni previste dalla normativa vigente, basato su regole, criteri ed indicatori certi e trasparenti.
Così come pensiamo che sia importante continuare a denunciare, ognuno con gli strumenti che gli sono propri e le modalità che ritiene più opportune, ogni forma di discriminazione che non preveda uguali diritti per tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Italia Lavoro è un’agenzia tecnica che opera, per conto del Ministero del lavoro, esclusivamente con soldi pubblici, sul ricollocamento e l’inclusione di soggetti ‘deboli’ nel mercato del lavoro; non può permettersi di diventare un agente di precarizzazione della vita dei suoi lavoratori e delle loro professionalità.
Il Comitato dei lavoratori e delle lavoratrici ‘licenziati’
www.italiasenzalavoro.blogspot.com

Promuovere l’occupazione? Sì, ma non quella precaria

Articolo pubblicato su Il futurista il 15 maggio 2011
http://www.ilfuturista.it/economia-3/promuovere-l-occupazione-si-ma-non-quella-precaria.html

Lavoratori italiani, unitevi. È il caso di ribadirlo, se persino chi dovrebbe promuovere lo sviluppo e la tutela dell'occupazione si serve di strumenti lesivi della posizione professionale dei propri collaboratori. La vicenda, ormai nota, riguarda Italia Lavoro, società per azioni partecipata dal Ministero dell'Economia e gestita da quello del Welfare, nata nel 1997 “per- si legge nel sito istituzionale- la promozione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione sociale”. La direzione della società ha deciso  di interrompere la collaborazione di 17 persone ree di aver inviato ai piani alti dell'azienda una lettera per chiedere delucidazioni rispetto alla propria posizione professionale. L'iniziativa dei collaboratori, impiegati da numerosi anni presso la struttura, si configura come misura cautelativa del lavoro ai sensi dell'articolo 32 della legge 4 novembre 2010, n. 183.
Tra i mittenti, evidentemente preoccupati anche perché l'azienda, come è noto, non versa in ottime acque, ci sono una donna incinta, un uomo da qualche tempo lontano dalla scrivania per problemi di salute, professionisti che  con il passare del tempo non hanno ottenuto più diritti né una maggiore stabilità, ma sono andati ad ingrossare le fila di quella fascia debole i cui interessi proprio Italia Lavoro dovrebbe tutelare. Altrimenti, perché esiste?
La vicenda ha destato un particolare clamore mediatico, per evidenti ragioni, e ha avuto una ricaduta politica nell'interrogazione parlamentare del 10 Maggio scorso presentata dal Senatore Achille Passoni, il quale chiede al Ministro Sacconi se non ritiene una violazione dei diritti dei lavoratori l'utilizzo delle disposizioni della legge 183/2010 per identificare i collaboratori e licenziarli prima (da sottolineare: prima) che possano fare causa. Inoltre, continua Passoni, è necessario conoscere se esiste una valutazione tecnica sulla produttività dei collaboratori e quale impatto ha avuto il loro allontanamento sulla qualità dei servizi offerti dalla società.
Italia Lavoro, in pratica, non solo ha usato in modo lesivo disposizioni atte, invece, a proteggere i collaboratori ma, evidentemente, non si preoccupa nemmeno della bontà del proprio operato se non esistono valutazioni di merito professionale. Nel frattempo, dopo un incontro con i sindacati Nidil e Fisac Cgil, Italia Lavoro ha reintegrato i collaboratori ma la mossa pare un tentativo in extremis e del tutto parziale.
L'articolo 6 del Regolamento per il reclutamento del personale dipendente e per il conferimento degli incarichi di collaborazione, infatti, recita:«Italia Lavoro non si avvarrà del medesimo lavoratore con contratto di collaborazione per più di tre anni. Tale vincolo ha valore anche per le collaborazioni attualmente in essere.»
Ecco, Italia lavoro promuove l'occupazione, è evidente. Quella (solo) precaria.

Federica Colonna

venerdì 13 maggio 2011

Solidarietà per i colleghi di Sviluppo Lazio, a rischio dopo aver tutelato i propri diritti a seguito dell'approvazione del "collegato al lavoro"

Sviluppo Lazio
Sviluppo Lazio è una agenzia strumentale della Regione Lazio, interamente a capitale pubblico  e holding della rete delle agenzie regionali. Offre assistenza tecnica, assumendo anche il ruolo di organismo intermedio, per molti dei programmi finanziati con fondi regionali e per l’attuazione del POR, piano operativo delle politiche europee sostenute attraverso il FESR (fondo europeo di sviluppo regionale).
Non è quindi un’azienda che opera sul mercato in regime di libera concorrenza, con conseguenti rischi di impresa, ma una società in-house, strumentale, con unico committente pubblico che esercita sull’agenzia un controllo funzionale “analogo” a quello esercitato sui propri servizi (come deve essere per legge).
I precari di Sviluppo Lazio
Il personale impiegato da Sviluppo Lazio conta oltre 200 persone con una quota di precari, con contratti a tempo determinato, a progetto o a p.iva, che raggiunge una percentuale intorno al 50%. Di gran lunga superiore alla media nazionale e del tutto ingiustificata in considerazione del ruolo svolto dall’azienda e dell’assetto societario.
Nel corso degli anni molti di questi contratti sono stati rinnovati senza mai una politica reale di stabilizzazione. Si è giunti così al paradosso di avere “collaboratori” con una anzianità di pluriennale, aggiungendo al disagio di non poter programmare il proprio futuro, quello di non vedere riconosciuta alcuna crescita interna.
La Giunta Polverini e il collegato lavoro
Ma non basta. Con la nuova giunta Polverini, la situazione dei precari di Sviluppo Lazio si è notevolmente aggravata, con sospensioni sempre più lunghe, da 2 a 6 mesi, fino al dramma della perdita del posto di lavoro. Sono circa venti le persone che non hanno visto rinnovato il loro contratto ed è probabile che altri, in scadenza nei prossimi mesi, si aggiungano alla lista.
Con l’approvazione del cosiddetto Collegato lavoro, che imponeva il 23 gennaio 2010 come termine ultimo per impugnare tutti i contratti già scaduti al momento di entrata in vigore della legge,  molti hanno presentato una lettera cautelativa per bloccare tali termini e difendere i propri diritti. Decisione che non ha mancato di suscitare risentimento nella direzione aziendale e deterioramento dei rapporti tra collaboratori e dirigenti.
È quasi superfluo aggiungere che l’azienda ha sempre negato qualsiasi contrattazione sia in forma individuale che collettiva con i precari, lasciando sistematicamente i precari nell’incertezza riguardo il proseguimento della collaborazione. Negando perfino una qualsiasi forma di comunicazione diretta che informasse l’interessato delle decisioni assunte.
Le nostre istanze
Noi, i precari di Sviluppo Lazio, ci sentiamo a pieno titolo parte dell’Azienda. Noi precari di Sviluppo Lazio vogliamo vedere riconosciuti i nostri diritti senza vederci costretti a procedere per vie legali e senza costringere i nostri colleghi a testimoniare contro l’azienda in nostro favore.
Noi precari di SL vogliamo continuare a lavorare con le stesse tutele e garanzie, ma anche con gli stetti doveri degli altri dipendenti. Noi chiediamo che venga riconosciuta la nostra professionalità e venga attuata una politica seria di stabilizzazione, con criteri di anzianità e di merito, che premi il nostro lavoro e la nostra competenza.
Noi precari di Sviluppo Lazio chiediamo alla Presidente Renata Polverini, persona che conosce il mondo del lavoro attraverso la sua precedente attività di sindacalista, di prendere atto con piena considerazione della nostra esperienza maturata nel corso degli anni. Non chiediamo favori o favoritismi, chiediamo di essere considerati colleghi, lavoratori validi e disponibili ad affrontare e a condividere le nuove strategie politico-economiche per lo sviluppo della nostra regione.
Da anni tutti noi prestiamo il nostro lavoro con la stessa professionalità e passione dei nostri colleghi dipendenti. Abbiamo orari di lavoro e svolgiamo mansioni in tutto e per tutto identici a quelli dei dipendenti, lavoriamo in staff nel rispetto delle gerarchie e delle direttive regionali.
Da anni svolgiamo i nostri compiti senza vederci riconosciuto alcun avanzamento, senza poter sperare in una pensione decente, senza poter programmare una settimana di ferie, senza poterci ammalare, sotto la minaccia continua di trovarci da un giorno all’altro senza lavoro e senza dignità.
La giunta Polverini è intervenuta bloccando tutte le attività di Sviluppo Lazio, cioè del principale strumento regionale per l’attuazione delle politiche comunitarie, per la gestione dei fondi europei destinati  all’innovazione, all’ambiente, alla cultura, alla coesione sociale. Fare questo significa rinunciare allo sviluppo della Regione, sprecare risorse pubbliche, deprimere il mondo produttivo e il tessuto sociale. Significa la perdita di posti di lavoro.
Paradossalmente molti collaboratori storici di Sviluppo Lazio non hanno più un lavoro a causa dello ‘stop’ a qualsiasi rinnovo imposto unilateralmente e ingiustificatamente da questa Giunta regionale.
Per questo ci rivolgiamo alla presidente Renata Polverini, perché non contraddica la sua  eredità sindacale, perché dimostri ai suoi elettori di saper premiare il lavoro e non di volerlo mortificare, perché non decida secondo ottiche elettorali o di partito, sostituendo i lavoratori con nuovi consulenti che non hanno nessuna confidenza con il sistema amministrativo e produttivo regionale, ma sappia costruire un modello di amministrazione pubblica condiviso e condivisibile.

giovedì 12 maggio 2011

Anche nella Regione Lazio strage di precari a seguito del collegato al lavoro

Sviluppo Lazio
Sviluppo Lazio è una agenzia strumentale della Regione Lazio, interamente a capitale pubblico  e holding della rete delle agenzie regionali. Offre assistenza tecnica, assumendo anche il ruolo di organismo intermedio, per molti dei programmi finanziati con fondi regionali e per l’attuazione del POR, piano operativo delle politiche europee sostenute attraverso il FESR (fondo europeo di sviluppo regionale).
Non è quindi un’azienda che opera sul mercato in regime di libera concorrenza, con conseguenti rischi di impresa, ma una società in-house, strumentale, con unico committente pubblico che esercita sull’agenzia un controllo funzionale “analogo” a quello esercitato sui propri servizi (come deve essere per legge).

I precari di Sviluppo Lazio
Il personale impiegato da Sviluppo Lazio conta oltre 200 persone con una quota di precari, con contratti a tempo determinato, a progetto o a p.iva, che raggiunge una percentuale intorno al 50%. Di gran lunga superiore alla media nazionale e del tutto ingiustificata in considerazione del ruolo svolto dall’azienda e dell’assetto societario.
Nel corso degli anni molti di questi contratti sono stati rinnovati senza mai una politica reale di stabilizzazione. Si è giunti così al paradosso di avere “collaboratori” con una anzianità di pluriennale, aggiungendo al disagio di non poter programmare il proprio futuro, quello di non vedere riconosciuta alcuna crescita interna.
La Giunta Polverini e il collegato lavoro
Ma non basta. Con la nuova giunta Polverini, la situazione dei precari di Sviluppo Lazio si è notevolmente aggravata, con sospensioni sempre più lunghe, da 2 a 6 mesi, fino al dramma della perdita del posto di lavoro. Sono circa venti le persone che non hanno visto rinnovato il loro contratto ed è probabile che altri, in scadenza nei prossimi mesi, si aggiungano alla lista.
Con l’approvazione del cosiddetto Collegato lavoro, che imponeva il 23 gennaio 2010 come termine ultimo per impugnare tutti i contratti già scaduti al momento di entrata in vigore della legge,  molti hanno presentato una lettera cautelativa per bloccare tali termini e difendere i propri diritti. Decisione che non ha mancato di suscitare risentimento nella direzione aziendale e deterioramento dei rapporti tra collaboratori e dirigenti.
È quasi superfluo aggiungere che l’azienda ha sempre negato qualsiasi contrattazione sia in forma individuale che collettiva con i precari, lasciando sistematicamente i precari nell’incertezza riguardo il proseguimento della collaborazione. Negando perfino una qualsiasi forma di comunicazione diretta che informasse l’interessato delle decisioni assunte.
Le nostre istanze
Noi, i precari di Sviluppo Lazio, ci sentiamo a pieno titolo parte dell’Azienda. Noi precari di Sviluppo Lazio vogliamo vedere riconosciuti i nostri diritti senza vederci costretti a procedere per vie legali e senza costringere i nostri colleghi a testimoniare contro l’azienda in nostro favore.
Noi precari di SL vogliamo continuare a lavorare con le stesse tutele e garanzie, ma anche con gli stetti doveri degli altri dipendenti. Noi chiediamo che venga riconosciuta la nostra professionalità e venga attuata una politica seria di stabilizzazione, con criteri di anzianità e di merito, che premi il nostro lavoro e la nostra competenza.
Noi precari di Sviluppo Lazio chiediamo alla Presidente Renata Polverini, persona che conosce il mondo del lavoro attraverso la sua precedente attività di sindacalista, di prendere atto con piena considerazione della nostra esperienza maturata nel corso degli anni. Non chiediamo favori o favoritismi, chiediamo di essere considerati colleghi, lavoratori validi e disponibili ad affrontare e a condividere le nuove strategie politico-economiche per lo sviluppo della nostra regione.
Da anni tutti noi prestiamo il nostro lavoro con la stessa professionalità e passione dei nostri colleghi dipendenti. Abbiamo orari di lavoro e svolgiamo mansioni in tutto e per tutto identici a quelli dei dipendenti, lavoriamo in staff nel rispetto delle gerarchie e delle direttive regionali.
Da anni svolgiamo i nostri compiti senza vederci riconosciuto alcun avanzamento, senza poter sperare in una pensione decente, senza poter programmare una settimana di ferie, senza poterci ammalare, sotto la minaccia continua di trovarci da un giorno all’altro senza lavoro e senza dignità.
La giunta Polverini è intervenuta bloccando tutte le attività di Sviluppo Lazio, cioè del principale strumento regionale per l’attuazione delle politiche comunitarie, per la gestione dei fondi europei destinati  all’innovazione, all’ambiente, alla cultura, alla coesione sociale. Fare questo significa rinunciare allo sviluppo della Regione, sprecare risorse pubbliche, deprimere il mondo produttivo e il tessuto sociale. Significa la perdita di posti di lavoro.
Paradossalmente molti collaboratori storici di Sviluppo Lazio non hanno più un lavoro a causa dello ‘stop’ a qualsiasi rinnovo imposto unilateralmente e ingiustificatamente da questa Giunta regionale.
Per questo ci rivolgiamo alla presidente Renata Polverini, perché non contraddica la sua  eredità sindacale, perché dimostri ai suoi elettori di saper premiare il lavoro e non di volerlo mortificare, perché non decida secondo ottiche elettorali o di partito, sostituendo i lavoratori con nuovi consulenti che non hanno nessuna confidenza con il sistema amministrativo e produttivo regionale, ma sappia costruire un modello di amministrazione pubblica condiviso e condivisibile.

martedì 10 maggio 2011

Marcia indietro di Italia Lavoro

L'articolo del Manifesto del 10 maggio, riporta la notizia del reintegro da parte di Italia Lavoro dei 17 collaboratori i cui contratti sono stati rescissi in maniera unilaterale 2 mesi fa.

Articolo apparso sul Manifesto il 10 maggio 2011

L'Articolo del 11 maggio 2011 riporta, in sintesi, gli esiti della riunione che si è tenuta il 9 maggio tra la CGIL (Fisac e Nidil) e i responsabili delle Risorse Umane di Italia Lavoro.

Italia Lavoro reintegra 17 precari ma tanti altri restano a rischio

Video girato da YouDem in occasione dello sciopero del 6 maggio 2011

Le testimonianze di chi ha partecipato allo sciopero del 6 maggio a Roma. YouDem ha raccolto le parole delle persone che hanno partecipato al corteo in favore di un lavoro migliore, sicuro e sempre meno precario. Tra le tanto voci emerge quella di Katia che denuncia i licenziamenti in atto ad Italia Lavoro.

lunedì 9 maggio 2011

Video Rai.TV - Protestantesimo - Protestantesimo - Non più disposti a tutto

Video Rai.TV - Protestantesimo - Protestantesimo - Non più disposti a tutto
Puntata della trasmissione RAI "protestantesimo" dedicata ai lavoratori precari in cui si racconta la storia della collega Katia, incinta al 6 mese di gravidanza, licenziata dopo tanti anni di lavoro.

Manifestazione del 06 maggio 2011 Pescara

Intervento della collega di Pescara alla manifestazione del 06 maggio 2011.
La nostra storia raccontata sul palco di Pescara allestito dalla CGIL in occasione della manifestazione del 6 maggio. Centinaia i lavoratori che in questa occasione esprimono la loro solidarietà alla nostra collega.

domenica 8 maggio 2011

Senza diritti e senza più posto. La lotta dei precari di Italia Lavoro

Sabato 7 maggio, L'Unità racconta la storia dei precari di Italia Lavoro e il paradosso di chi ha perso il proprio posto per tutelare i propri diritti.

Articolo

giovedì 5 maggio 2011

Spremuti come limoni - i precari di Italia Lavoro si uniscono al flash mod dei Precari

"Stanchi di essere spremuti come limoni" con questo slogan hanno protestato davanti alla sede del Ministero del lavoro i precari di tutta italia. Un flash mob con i precari che quotidianamente da anni, proprio come i limoni, vengono sfruttati, spremuti, sottopagati e gettati via dopo essere stati utilizzati.
Al Ministro del Lavoro sono state consegnate in modo simbolico diverse cassette di limone.

Il video, tratto da "il fatto quotidiano" racconta il flash mob presso il ministero e raccoglie interviste ai "licenziati di Italia Lavoro".

La protesta è stata ripresa dal TG3

e da diversi quotidiani nazionali:

ADNKronos (04-05-11) ''Spremete i limoni non i precari!''. La protesta dei lavoratori a 'diritti zero'

Repubblica (04-05-11) Protesta al ministero del Lavoro "Spremete i limoni, non i precari"

martedì 3 maggio 2011

Il lavoratore ideale premiato a Pescara: una "licenziata" da Italia lavoro

Domenica 1 maggio, nella giornata incentrata sul dibattito tra sindacati e Istituzioni, è stato premiato a Pescara: “Il lavoratore ideale”, ovvero una rosa di lavoratori distintisi nel corso della vita lavorativa nel settore pubblico e privato, con la partecipazione dei sindacati CGIL, CISL, UIL e UGL.
Tra i lavoratori ideali di Pescata c'era la nostra collega "licenziata" da Italia Lavoro s.p.a. che in questi anni si è distinta per il costante impegno nella promozione delle politiche attive del lavoro.

La sua storia raccontata in questo articolo del 27 aprile 2011.

domenica 1 maggio 2011

Primo maggio precario - Intervista a Maurizia sui "licenziamenti" effettuati da Italia Lavoro

In occasione del Primo Maggio, la festa dei lavoratori, Libera Tv ha incontrato Maurizia una lavoratrice licenziata insieme a una cinquantina di colleghi da Italia Lavoro Spa, l’agenzia tecnica del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, totalmente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.